epentesi

come my unseen, my unknown, let us talk together


Melodì: San Cioccolatino

Come la ricorrenza pasquale cade ogni anno in settimane diverse a seconda delle fasi lunari, questa settimana, a causa a sfasamenti psicofisiocronologici, Melodì cade di martedì – a tal proposito dovrei decidermi a presentarlo come in questo caso come un appuntamento speciale e non programmato in anticipo, dato che da una settimana all’altra le mie preferenze musicali cambiano per nulla o quasi – ed è un martedì che dicono sia speciale perché si ricorda un vescovo protocristiano martirizzato sotto l’imperatore Aureliano per il fatto che celebrò un matrimonio tra una cristiana in punto di morte e un legionario pagano, da cui gli venne la nomina di protettore degli innamorati.

Ciò che non si ricorda abbastanza spesso è che in questi giorni, prima ancora che il cristianesimo dettasse le regole per scandire le stagioni e le ricorrenze annuali, nell’antichità pagana ricorrevano i Lupercalia, feste dedicate alla celebrazione della fertilità: le donne si spogliavano in strada e si offrivano a giovani nudi seguaci del dio selvatico Lupercus. Ovviamente una volta che il cristianesimo prese il sopravvento tali riti furono risciacquati nella rigida morale della nuova religione e soppressi.

Per questo melodì propongo un duetto d’amore particolare: quello che chiude l’opera L’incoronazione di Poppea di Monteverdi. Questo duetto celebra il trionfo dei due amanti Poppea e Nerone i quali dopo essere ricorsi a sotterfugi, tradimenti, falsità, ricatti e ogni sorta di inganni ai danni dei personaggi della corte per stare insieme, riescono finalmente a stare insieme – e la forma in cui è composto il duetto è una metafora musicale del rapporto sessuale tra i due protagonisti – all’apice del potere politico di Roma. La storia di Poppea è una storia di arrivismo sociale senza scrupoli, eppure alla fine i due sembrano affermare che non c’è amore senza potere, o forse che l’amore è una specie particolare di potere che si esercita sul prossimo.

Mi piace pensare invece all’amore come a un rapporto incondizionato tra due o più persone che rende la loro vita più felice – quale ingenuità! Mi piace pensare che anche dopo un rapporto sessuale di una notte ci si possa dire pur ti miro, pur ti godo.



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